17/04/2021

Sono giorni decisivi per il futuro delle nuove biotecnologie in agricoltura. Entro il prossimo 30 aprile, la Commissione europea presenterà uno studio sullo status delle nuove tecniche di miglioramento varietale all’interno del quadro giuridico dell’Unione, dopo la sentenza della Corte Ue del 2018 che, in assenza di una normativa specifica, ha di fatto equiparato le nuove tecniche di ibridazione ai vecchi Ogm, bloccando di fatto la sperimentazione in campo con un costo altissimi in termini di ricerca e innovazione per l’agricoltura europea.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha sottolineato la necessità di aprire effettivamente la strada alla diffusione delle nuove tecnologie per il miglioramento genetico, «per superare, una volta per tutte, le incertezze e le incongruenze suscitate dalla sentenza in materia, pubblicata a luglio 2018 dalla Corte di giustizia della Ue. Con la sentenza in questione, – ha ricordato – la Corte ha stabilito che, in linea di principio, gli organismi ottenuti mediante le nuove tecniche di mutagenesi siano equiparati a organismi geneticamente modificati. E come tali, sottoposti agli obblighi previsti dalla relativa direttiva europea del 2001».

Una presa di posizione, quella della Corte di Giustizia, che è stata oggetto di critiche dalla stragrande maggioranza del mondo agricolo negli Stati membri dell’Unione. Confagricoltura è convinta che, grazie alle nuove tecnologie, sia possibile conseguire significativi risultati nell’ottica della sostenibilità delle produzioni e superare eventuali condizioni di disparità rispetto alle importazioni dai Paesi terzi. «Rischiamo invece di trovarci nella stessa situazione degli Ogm – ha aggiunto Giansanti – importiamo e consumiamo prodotti che i nostri agricoltori non sono autorizzati a produrre».

«Dobbiamo pensare all’innovazione come a un dovere e non un’opportunità – ha detto il sottosegretario alle Politiche agricole, Francesco Battistoni – vista anche la svolta green delle politiche europee. Il Mipaaf sta lavorando in questa direzione, anche attraverso una sensibilizzazione delle aziende verso la cultura del digitale, partendo da quelle esperienze positive che in Italia ci sono e fanno scuola. Questo sforzo – ha concluso – deve avvenire simultaneamente alla crescita infrastrutturale del nostro Paese, altrimenti rischiamo di rimanere indietro. Parlo di infrastrutture materiali e digitali».