26/08/2020

L’allarme di presenza di alternaria e marciume calicino denunciato dai frutticoltori della vicina Emilia Romagna sta preoccupando anche i frutticoltori veneti. Dopo la catastrofe della cimice asiatica del 2019, pensando di potersi rialzare nel 2020 dalle mancate produzioni del 50 – 60 percento, oggi la pericoltura veneta fa i conti con un altro problema di tipo fitosanitario, un fungo che porta macchie necrotiche che si concentrano principalmente nella zona calicina del frutto o nella parte di epidermide più esposta al sole. Nei casi peggiori, la malattia può penetrare in profondità, intaccando la polpa fino a farla marcire. E’ in modo particolare la varietà Abate quella più sensibile all’alternariosi i frutticoltori locali ad inizio campagna di raccolta stimano danni intorno al 20 percento.

Nel Veneto sono presenti poco meno di 3000 ha di pero e sono circa 2500 le aziende interessate per una produzione di circa 72.000 tonnellate. Rovigo con 1500 ha e circa 400 aziende viene considerata con Verona fra le province venete a maggiore vocazione produttiva di questa specie.

“Le aziende sono colpite da alternaria e marciume calicino, anche se causati da patogeni appartenenti alla stessa famiglia sono due manifestazioni diverse. La prima è stata la causa dei principali danni nel 2019 la seconda nel 2020 e in alcuni casi si va ben oltre il 20% di perdita di prodotto. L’eliminazione di molecole chimiche nei disciplinari di lotta integrata, approvati dai servizi fitosanitari regionali - continua Giustiliano Bellini frutticoltore e vicepresidente di Confagricoltura Rovigo - vecchie ma efficienti, la riduzione continua dei dosaggi ad ettaro per altre, hanno fatto si che vecchie patologie come l’alternaria abbiano ripreso a colpire come 20 anni fa; inoltre la revisione europea relativa alle autorizzazioni per i carbammati porterà al blocco delle autorizzazioni per l’utilizzo di questi prodotti, limitando il numero di prodotti da utilizzare. Sembra ci sia la volontà di farci smettere di produrre le nostre eccellenze, e la pera Abate è una di queste”.

Anche Giorgi Ferrighi, componente della sezione frutticola di Confagricoltura Veneto sottolinea la propria preoccupazione: “la problematica dell'alternaria è di dominio pubblico da molto, la zona ferrarese è stata pesantemente colpita, qui da noi un po' meno a seconda della zona e non ci sono spiegazioni se non la minor efficacia dei prodotti. Nella foto si vedono pere buttate zona Salara, vengono raccolte prima dell'effettiva raccolta ed eliminate dal frutteto per ridurre inoculo dell'alternaria, l'azienda ha fatto di tutto per difendere il prodotto, perfino la rottura del cotico erboso e questo è il risultato: l'aumento dei costi è superiore del 20% dell'anno scorso per le lavorazioni e la raccolta.”

 

I frutticoltori chiedono di poter lavorare e combattere i problemi con mezzi efficaci pena la scelta da parte di molti di eliminare dalla propria azienda impianti di pere. Sarebbe inoltre opportuno verificare se a livello regionale possano essere trovate risorse per ristorare le aziende colpite con un fondo dedicato capace di coprire i danni subiti. Nella vicina Emilia Romagna sono previsti per questa calamità circa 2000 euro per ettaro.