12/09/2025

Ennesima annata no delle pere in Polesine, mentre le mele godono di buona salute e mettono la freccia. Crescono, infatti, le superfici coltivate a Gala e Golden, che arrivano a 472 ettari, con un aumento del 7,3% rispetto all’anno precedente, che consente il sorpasso sulle pere, che perdono il 17,7 %di terreno e scendono a 391 ettari. 

Per le pere, storica coltura polesana, prosegue la serie negativa iniziata da alcuni anni tra cambiamenti climatici, fitopatie e cimice asiatica. Un fenomeno che riguarda tutto il Veneto e l’Italia, dato che i dati di Prognosfruit, la rassegna europea di riferimento per il settore, segnalano per il comparto italiano un calo quantitativo del 24,7 rispetto al 2024 e una situazione drammatica in tutto il Nord Italia, dove si concentra il 64% degli attuali 21.000 ettari coltivati. 

“Purtroppo la coltivazione delle pere, dal punto di vista agronomico,è sempre più complessa – conferma Giustiliano Bellini, presidente del settore frutticolo di Confagricoltura Rovigo -. Le problematiche sono tante, ma quelle che pesano di più in maniera negativa sono l’alternaria, grave malattia fungina che causa marciumi sui frutti e danni alle foglie, e la cimice asiatica, che quest’anno ha visto una recrudescenza rispetto all’anno scorso e gravi danni soprattutto per chi non ha messo reti di protezione. Perciò molte aziende hanno convertito a mele, che stanno vivendo un trend positivo, parte della superficie che prima era destinata a pere. Io, tuttavia, credo la pericoltura non sia destinata a scomparire, ma a cambiare volto. Bisogna ripensare la coltura, ma per farlo servono importanti investimenti, che però le aziende frutticole non sono in grado di compiere dato che le ultime annate sono state in perdita. Se si vuole mantenere questa produzione, che riteniamo strategica e importante, bisogna che la Regione destini fondi al suo mantenimento”.

Tutt’altra musica per quanto riguarda le mele. “Il comparto va meglio anche grazie ad una congiuntura favorevole – dice Bellini -. La Polonia, che è il primo produttore europeo, negli ultimi anni ha riscontrato parecchie problematiche: dal meteo avverso alla mancanza di manodopera alla qualità non eccelsa. Non c’è stata, perciò, eccedenza di frutti sul mercato e la richiesta si è mantenuta alta, con prezzi soddisfacenti.
Anche i consumi sono molto buoni, dato che la mela incontra i gusti di tutti ed è il frutto che rende di più. Anche per questa stagione le proiezioni sono buone, sia in termini di produzione, che di prezzi”.

 

Le mele, secondo i dati riguardanti il 2024 di Veneto Agricoltura, comandano ora la classifica per superfici coltivate a frutteto in Polesine con 472 ettari, seguite dalle pere con 391 ettari. Più distanziati i kiwi con 175 ettari, le susine con 59, le pesche con 38. “Le temperature estive elevate stanno mettendo in crisi tutto il comparto frutticolo- spiega il presidente -. Dalle susine ai kiwi, che abbisognano di parecchie ore di freddo, stiamo scontando le conseguenze dei cambiamenti climatici, che abbassano le rese per ettaro. È chiaro che non si può più fare frutticoltura con i vecchi sistemi, ma bisogna attrezzarsi con protezioni adeguate e ricevere un supporto fitosanitario e scientifico necessario”.