31/01/2020

A Ferrara, giovedì 30 gennaio, a manifestare per gli ingenti danni causati dalla cimice asiatica eravamo in circa 100 dal Polesine con il presidente Stefano Casalini e il direttore Massimo Chiarelli, alcuni tecnici e dipendenti. La delegazione di Confagricoltura Rovigo ha sfilato nel corteo di Agrinsieme per le vie del centro fino alla piazza del municipio, dove sono state ribadite le richieste degli imprenditori agricoli al governo e al Ministero per l’attuazione rapida di provvedimenti risolutivi. Con noi c’erano più di 4mila altri agricoltori arrivati con 200 trattori, 20 pullman e in auto da tutto il Veneto, dal Piemonte, dalla Lombardia, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia-Giulia e ovviamente dall’Emilia-Romagna, con le delegazioni Anga (giovani agricoltori) e Anpa (pensionati), le insegne di Confagricoltura mescolate a quelle della Cia, di Copagri e Alleanza delle cooperative. Presenti i sindaci e molti assessori di tutti i Comuni ferraresi, in prima linea a reggere lo striscione, presidenti e direttori provinciali di Confagricoltura e delle altre organizzazioni sindacali di Agrinsieme.

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha ricordato dal palco estense che la cimice asiatica sta spingendo i frutticoltori a estirpare le piante, se non si agirà con soluzioni radicali e immediate: “La vespa samurai non basta, dobbiamo poter usare anche prodotti di natura chimica: non si può chiedere agli agricoltori di arginare l’acqua con le mani, così come non è possibile – ha sottolineato, rivolgendosi al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e all’assessore all’agricoltura del Veneto Giuseppe Pan, con lui sul palco – che il ministro dell’Ambiente ascolti solamente punti di vista ecologisti quando è dimostrato che i prodotti usati in agricoltura hanno il 99% di sicurezza”.

“Basta con l’agricoltura nemica dell’ambiente, siamo noi a proteggere il territorio” aveva già detto in apertura dell’incontro Stefano Calderoni, direttore di Cia Ferrara e coordinatore di Agrinsieme. “E basta anche con la retorica del ritorno dei giovani in agricoltura: 170 euro per ogni ettaro di mais non coprono le spese, come fanno i giovani a sopravvivere?”.

“L’Europa faccia la sua parte” ha esortato l’assessore Giuseppe Pan, per il quale la questione cimice asiatica richiede un piano di interventi nazionali e il sostegno finanziario dell’Europa. “La Regione Veneto – ha ricordato - ha attivato consulenza tecnica, incarichi a centri di ricerca universitari per studi e ricerche, un piano di aiuti e indennizzi alle aziende colpite per 4,5 milioni di euro. Ma nei confronti di una calamità che nel giro di due anni ha causato danni ai produttori veneti per oltre 160 milioni di euro, è chiaro che il perimetro di intervento delle Regioni è limitato e insufficiente”. E sugli 80 milioni stanziati dal piano nazionale triennale: “Risorse chiaramente insufficienti, il governo deve farsi sentire in Europa, nell’interesse prioritario dell’intera comunità europea”.

Appello condiviso dal neo riconfermato presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che considera la cimice asiatica al pari di una calamità che, in quanto tale, non può più sottostare a divisioni geografiche e politiche: “Perchè – ha detto – l’invasione della cimice asiatica è una catastrofe economica al pari del terremoto del 2012. Mercoledì (il prossimo 5 febbraio, ndr) a Bruxelles incontrerò gli europarlamentari e al presidente Sassoli proporrò che l’Unione europea stanzi un fondo analogo per i danni all’agricoltura italiana che quest’ultima calamità ha provocato”.

E dunque, nell’attesa della decisione Ue: bene la sospensione dei mutui concessa dalle banche per 12 mesi (che restano tuttavia pochi, bisognerebbe arrivare almeno a 24 mesi); bene i lanci di vespe antagoniste (previsti probabilmente in aprile); bene anche gli 80 milioni di risarcimento danni in tre anni stanziati dalla ministra Bellanova, ma sono pochi, pochissimi soldi di fronte all’entità dei danni: “Non bastano, e anzi sono un insulto di fronte ai 400 stanziati per Alitalia” ha rimarcato Calderoni. Alla ministra Bellanova, Bonaccini chiederà almeno di raddoppiare gli 80 milioni nel primo anno.

“Il tempo è finito” recitava lo slogan di Agrinsieme: è finito anche per le divisioni, che fanno solo male a tutta l’agricoltura italiana, come hanno detto a turno tutti i rappresentanti delle associazioni riunite in Agrinsieme presenti a Ferrara.

“Mi tolgo il cappello di Confagricoltura - ha detto Giansanti - noi agricoltori non dobbiamo dividerci, la nostra è un’unica lotta per salvare l’agricoltura”.  E ai cittadini: “Se noi abbandoniamo l’agricoltura, per il vostro territorio non ci sarà futuro”.