03/10/2020

l pienone di fine luglio e agosto nelle località immerse nella natura ha salvato in parte l’annata degli agriturismi veneti, partita con il lockdown di primavera che ha quasi azzerato le presenze fino a fine giugno. Grandi assenti sono stati gli stranieri, che hanno preferito restare nel loro Paese per timore di contagi o di essere sottoposti a quarantena, mentre c’è stato un buon recupero con il turismo di prossimità – veneti e lombardi soprattutto – e anche con la ripresa dei banchetti per i matrimoni e gli eventi all’aperto.

“Considerata la pandemia, ci aspettavamo una catastrofe. Basti solo dire che a fine giugno segnavamo in media l’80 per cento in meno di presenze – sottolinea Leonardo Granata, presidente regionale di Agriturist, l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura -. Grazie al recupero di agosto, prevediamo invece di chiudere il 2020 con una perdita di fatturato media attorno al 60 per cento. Dati negativi, ma comunque migliori di quanto ci aspettavamo. I conti si faranno comunque a fine anno, perché ci auguriamo che non ci siano ritorni di fiamma del virus, come sta accadendo all’estero e in Italia a macchia di leopardo. Possiamo dire intanto che chi fa ristorazione ha lavorato di più degli altri e ha potuto recuperare anche con le cerimonie per matrimoni, anniversari e compleanni. La richiesta di distanziamento ha spinto a incrementare le attività all’esterno, dai picnic alle biciclettate alle passeggiate a cavallo. Gli agriturismi meno strutturati, o con solo alloggio, hanno sofferto di più, così come chi dispone di suite o mini appartamenti per lunghe permanenze di turisti stranieri. Prevedibilmente, se la pandemia non tornasse a manifestarsi con intensità, si potrebbe prevedere una consistente ripresa nel 2021 e quindi un ritorno alla piena attività nel 2022”.

Secondo le stime del Centro studi nazionale di Confagricoltura, gli agriturismi hanno pagato l’alta riduzione degli ospiti stranieri che, nel 2019, hanno rappresentato il 58% dei pernottamenti negli agriturismi contro il 50% degli alberghi. La piccola dimensione ricettiva delle aziende e degli ampi spazi all’aperto offerti dalla campagna, che riducono il rischio di contagio da Covid-19; hanno tuttavia avvicinato i turisti locali, che in luglio e agosto hanno preso d’assalto le località montane e collinari. Il punto interrogativo è sull’autunno. In primis, perché già da settembre gli arrivi di turisti segnano calma piatta e inoltre sono possibili ulteriori peggioramenti qualora si verificasse la temuta “seconda ondata” di contagi.