31/10/2020

“La chiusura alle 18 per la ristorazione è un’ulteriore batosta che rischia di avere ripercussioni pesanti su tutta la filiera agroalimentare”. Così Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, commenta il nuovo Dpcm, che sta suscitando molta apprensione nel mondo agricolo.

“Comprendiamo la necessità di tutelare la salute pubblica, ma la stretta sulla ristorazione è pesante e le conseguenze economiche saranno inevitabili – sottolinea Giustiniani -. Apprezziamo l’appello al governo del governatore Luca Zaia a rivedere il provvedimento e appoggiamo in pieno le sue proposte migliorative per salvaguardare le attività economiche. Tutta la filiera agroalimentare ha riportato danni ingenti a seguito del primo lockdown, dagli agriturismi che hanno perso l’80 per cento del fatturato al crollo dei prezzi del latte e della carne. A preoccuparci molto saranno le conseguenze sul mondo vitivinicolo veneto, che stava ricominciando a respirare dopo mesi di difficoltà dovuto alla chiusura di tutto il canale Horeca, all’azzeramento del turismo e alla forte riduzione degli acquisti dei consumatori locali dovuta alla crisi economica. Ricordiamo che abbiamo avuto quattro mesi di fatturato mancante, che hanno prodotto sui bilanci delle aziende un danno enorme per il nostro settore regionale, dato che il Veneto produce il 25% dei 47 milioni di ettolitri nazionali. Ora, con la chiusura alle 18 di bar e ristoranti, si profila una nuova batosta. I ristori adeguati e tempestivi annunciati dal governo devono essere perciò estesi alla filiera agroalimentare. Qualsiasi esclusione sarebbe incomprensibile e ingiustificata”.

Rincara Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Veneto: “Siamo disperati perché l’Horeca è uno dei più importanti canali distributivi, soprattutto per la fascia medio-alta vitivinicola. Siamo vicini agli imprenditori della ristorazione e contrariati per queste restrizioni che danneggeranno migliaia di aziende. Sarebbe stato più sensato se fossero state adottate le stesse misure dell’Alto Adige, con i ristoranti aperti fino alle 22, che avrebbero consentito di fare un turno serale e di farci lavorare tutti. Questa tegola ci fa particolarmente male perché, dopo i mesi di lockdown, avevamo vissuto una buona ripresa grazie al turismo italiano e a quello del Nord Europa, Germania in primis, che aveva anche portato a casa una buona quantità dei nostri vini. Ora torniamo in estrema sofferenza. Temiamo ripercussioni anche in prospettiva del Natale. Con quale fiducia possono procedere i ristoratori agli acquisti, in vista delle festività, in questo clima di paura e incertezza?”. 

Il DPCM del 25 ottobre impone nuove misure restrittive per il contenimento del virus Covid-19.

che riguardano anche il settore agrituristico e della vendita diretta. Tali norme rimangono in vigore fino al 24 novembre 2020.

Ecco alcune misure previste:

·       Feste e cerimonie: sono vietate feste in luoghi al chiuso o all’aperto, comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose. Tale divieto assoluto elimina quindi il limite delle 30 persone previsto nei precedenti decreti.

·       Ristorazione: le attività di ristorazione sono consentite solo dalle 5.00 alle 18.00. La vendita per asporto è consentita fino alle 24.00 con divieto di consumo sul posto o nelle adiacenze. E’ consentita sempre e senza limiti di orario la consegna a domicilio e la ristorazione nelle strutture ricettive limitatamente agli ospiti alloggiati.
Il consumo al tavolo deve avvenire con al massimo 4 persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi. Quindi è possibile derogare al limite di 4 persone per tavolo solo se si tratta di nuclei familiari conviventi più numerosi. 

·       Attività ricettiva: le attività delle strutture ricettive sono esercitate a condizione che sia assicurato il mantenimento del distanziamento sociale e garantendo la distanza interpersonale di sicurezza negli spazi comuni. 

·       Piscine e centri benessere: sono sospese le attività di piscine e centri benessere. Nel Dpcm non si fa distinzione tra piscine e centri benessere in strutture ricettive o non. Ci riserviamo di inviare maggiori informazioni non appena disponibili. 

·       Attività commerciali: tutti i locali aperti al pubblico e gli esercizi commerciali devono esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale (si veda modello allegato).
Oltre ad assicurare il distanziamento sociale, è necessario che i gestori dilazionino gli ingressi e che venga impedito di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario all’acquisto di beni.

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