19/04/2020

Confagricoltura Veneto esprime soddisfazione per il progetto pilota “Lavoro in agricoltura” approvato oggi dalle associazioni agricole datoriali e dai sindacati dei lavoratori, riunite in videoconferenza al Tavolo Verde della Regione Veneto. Il servizio prevede la raccolta e la pubblicazione delle ricerche di personale, un servizio di preselezione dei curricula effettuato sulla banca dati delle candidature a disposizione dei Centri per l’impiego e sulle autocandidature pervenute da Cliclavoro Veneto e un servizio di assistenza e formazione on line sull’utilizzo degli applicativi. Tutti i servizi saranno garantiti da Veneto Lavoro tramite i propri Centri per l’impiego.
“Ben venga questo protocollo che istituisce un servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro per le imprese agricole della Regione Veneto – sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -, che consentirà di reperire urgentemente personale per i lavori stagionali di raccolta e sopperire alla carenza di manodopera causata dal blocco della circolazione imposto dall’emergenza coronavirus. È importante riuscire a mettere insieme domanda e offerta di lavoro, utilizzando per l’assunzione sia strumenti che già ci sono, come il contratto a tempo determinato, ma anche strumenti già utilizzati in passato, come i voucher, di cui, mi preme sottolinearlo, nessuno in agricoltura ha mai abusato”.
Precisa Luigi Bassani, direttore di Confagricoltura Veneto. “Il voucher nacque per far lavorare due categorie di lavoro occasionale, pensionati e studenti, che già disponevano di sussidio o di reddito. A questi oggi si aggiungono i cassintegrati, che in questi giorni ci hanno inviato già parecchie richieste di lavoro, ma che non siamo in grado di accogliere senza uno strumento adeguato. Perciò è necessario trovare un sistema semplificato. Ma il problema principale non è la flessibilità, che c’è già con il contratto a tempo determinato in agricoltura, anche se gioverebbe anche una maggiore semplificazione. Il problema è che per trattenere la manodopera che si presenta gioverebbe una retribuzione più sostanziosa, che non può andare a carico delle aziende, che non sono in grado di spendere, ma deve arrivare grazie a uno strumento governativo che detassi il costo del lavoro in agricoltura relativo alla raccolta. Quantomeno durante l’emergenza coronavirus. In questo modo, a parità di costo, l’azienda agricola potrebbe garantire un salario migliore e più attrattivo. E su questo dovremmo essere tutti concordi, sia associazioni datoriali che sindacati dei lavoratori, perché andrebbe a beneficio di tutti”.