17/04/2020

Coronavirus. Casalini: “L’agricoltura italiana sta nutrendo l’Italia con cibo di qualità prodotto nel pieno rispetto della sostenibilità”

“Stigmatizziamo con forza tutti quei messaggi che lasciano intendere che l’agricoltura e l’allevamento siano fonti primarie di inquinamento, che riteniamo ancora più irricevibili se non rapportati all’impatto causato da altri comparti dell’economia, caratterizzati senza dubbio da una minore circolarità”: così Stefano Casalini, presidente di Confagricoltura Rovigo, interviene sui contenuti emersi nel corso di una puntata di una trasmissione in onda sul servizio pubblico.

 “L’agricoltura e l’allevamento sono attività essenziali di fondamentale importanza per l’alimentazione umana e – spiega Casalini - alla portata di queste attività, che per natura intrinseca rimettono nell’ambiente le materie prime che utilizzano, si sono aggiunte l’innovazione e lo sviluppo tecnologico che ne hanno sensibilmente aumentato la sostenibilità ambientale. In ragione di ciò, ritengo molto grave collegare il ruolo degli allevamenti alla grave pandemia del COVID-19, oltretutto senza alcuna evidenza scientifica”.

 Il presidente di Confagricoltura Rovigo nell’osservare che l’Italia è oggi messa a dura prova sotto ogni punto di vista, aggiunge: “è inaccettabile che qualcuno metta in discussione un settore che ha garantito produttività nonostante le difficoltà evidenti, offrendo cibo e rifornimenti a tutti, nel pieno rispetto delle prescrizioni sanitarie. Rimarco a tal proposito che esistono diversi studi scientifici che dimostrano come il COVID-19 non si trasmetta agli animali zootecnici, soprattutto se vi è un confinamento che ne garantisce la biosicurezza, e ricordo che gli allevamenti, confinati e ad elevata efficienza, contribuiscono alla riduzione dell’inquinamento, alla biosicurezza, alla salute e al benessere degli animali allevati e assicurano la produzione di cibo sostenibile, di qualità e di alto valore nutrizionale” fa notare ancora Casalini.

 Il coordinamento Agrinsieme evidenzia inoltre che le misure adottate per il contenimento della pandemia con il blocco pressoché totale di numerose attività ha portato a una riduzione dell’inquinamento dell’aria nell’ordine del 30%; sempre in riferimento all’inquinamento dell’aria, è l’ISPRA, fra gli altri, a certificare che l’agricoltura è responsabile di emissioni di PM10 e PM2.5 in percentuali nettamente inferiori e meno significative a quelle di altri comparti produttivi.

 Sul tema, Casalini è perentorio: “Segnalo che è lo stesso Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente a certificare che l’aumento di polveri sottili rilevato in Italia alla fine di marzo deriva dalle correnti atmosferiche e dalle polveri provenienti dalla zona del Mar Caspio, e non dallo spandimento dei liquami zootecnici nei campi” conclude.