17/06/2022

 Salvare i raccolti e la produzione alimentare. È la priorità delle imprese agricole di tutto il Nord Italia alle prese con una siccità che richiede interventi straordinari, capaci di far fronte a una nuova emergenza.

Si fa infatti drammatica la situazione nel bacino padano, “giacimento” del “made in Italy” agroalimentare, ma dove, nella perdurante assenza di piogge, si è ormai alla vigilia di scelte drastiche per garantire una portata del fiume Po, sufficiente ai prelievi ad uso potabile ed a contrastare la risalita del cuneo salino, che sta alterando gli equilibri ambientali nel delta, inaridendo i territori. Dalla sorgente alla foce, non solo i flussi in alveo sono largamente al di sotto di quanto registrato in anni recenti, ma a Pontelagoscuro, con 301,6 metri cubi al secondo, si è scesi abbondantemente sotto il precedente minimo storico, fissato a mc./sec. 320.

Per quanto riguarda gli altri bacini fluviali della nostra regione, l’ultimo bollettino dell’Anbi, riferito allo scorso 31 maggio, riporta valori di portata nettamente inferiori alle medie storiche (1994 – 2020). L’Adige a Boara Pisani registra -57%, il Po a Pontelagoscuro -67%, il Brenta a Barziza -63%; il Bacchiglione a Montegalda -77%. Alcuni consorzi di bonifica hanno avvertito gli agricoltori che non sono certi di garantire la disponibilità irrigua in tutto il territorio.

Oltre alla carenza idrica preoccupa la risalita del cuneo salino lungo i fiumi Adige, Po e Tagliamento, che comporta valori di salinità molto elevati, tali da richiedere, specie nei momenti di alta marea la chiusura delle derivazioni irrigue.

Tornando alla situazione del Po, l’ANBI ha chiesto l’immediata attivazione di una cabina di regia, che ricomprenda i principali organi tecnici e politici, per valutare, nel rispetto delle priorità di legge, tutte le possibili soluzioni e le conseguenti azioni in materia di rilasci e prelievi idrici in alveo, governando le inevitabili problematiche, che ne seguiranno.