08/10/2021

L’aumento dei costi dell’energia, degli imballaggi e delle materie prime freneranno l’economia, ripercuotendosi sulle tasche dei consumatori e minacciando la competitività dei settori produttivi. Risultato? Un blocco alla ripresa, che l’Italia non può permettersi. Questo l’allarme lanciato da Confagricoltura in merito agli aumenti in atto.

L’Italia sconta un forte deficit energetico: importiamo il 73,4% dell’energia consumata in Italia, con valori del 93% per il solo gas, con le rinnovabili che arrivano soltanto al 20% del fabbisogno. L’aumento dei prezzi per i prodotti da origine fossile, insieme alla necessità di affrontare i cambiamenti climatici e contrastare l’inquinamento spingono con forza verso un’indispensabile transizione energetica, che punti sulle fonti rinnovabili Made in Italy.

Occorre tendere all’autosufficienza, valorizzando il settore agricolo anche nel suo ruolo di produttore di energia verde. In particolare il biometano è una grande opportunità per contribuire alla transizione energetica ed alla decarbonizzazione, diminuendo le importazioni di metano per le aziende agricole e utilizzando la rete gas come vettore di energia rinnovabile.

La crescita dei costi delle materie prime, dal mais alla soia, dall’acciaio ai fertilizzanti, che va dal 20 al 60% è un forte campanello di allarme perché siamo fortemente dipendenti dall’estero. Un esempio concreto: negli ultimi due mesi per trasportare i prodotti ortofrutticoli di prima, IV e V gamma da un’azienda associata alla Confederazione, dalla Piana del Sele fino ai mercati del Nord Italia e in Germania i costi di trasporto sono cresciuti del 20%, del 30% per gli imballaggi in cartone e del 40% per le buste d’insalata.

Il rischio concreto è quello di una forte impennata dei prezzi alla fonte e al consumo già a partire dall’autunno e si deve agire velocemente con politiche a salvaguardia della competitività.