22/09/2023

Il Ministero della Salute, sul proprio sito, ha pubblicato l’atteso Piano Straordinario di cattura, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa), strumento quanto mai atteso per fronteggiare la diffusione della Peste Suina Africana.

Il piano si applica su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Sardegna.

Le regioni sono state suddivise in classi di criticità, sulla base di quattro elementi di valutazione:

  1. numero di suini detenuti,
  2. numero di allevamenti suinicoli,
  3. valore economico medio annuale dei danni all’agricoltura, dichiarati tra il 2019 ed il 2021,
  4. situazione epidemiologica PSA.

La somma dei valori di criticità, per la Regione Veneto, è pari a 11, valore che la pone a metà classifica (il punteggio minimo è stato di 3 per la Provincia di Trento, quello massimo di 23 per Lombardia, Campania e Piemonte).

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Per il contrasto alla diffusione della PSA, diviene fondamentale l’attività di abbattimento dei cinghiali. È previsto un piano di prelievo di circa 600.000 capi da rimuovere nel primo anno di attività, con un incremento del 96% rispetto agli abbattimenti effettuati nel triennio 2019-2021.

Considerato che il piano ha validità di cinque anni, dopo il primo anno, l’entità del prelievo sarà rimodulata annualmente dalle Regioni, in modo da assicurare una pressione quanto mai elevata di prelievo degli ungulati.

L’abbattimento avverrà privilegiando i metodi selettivi, quali la caccia di selezione e di controllo, rispetto ai quali è previsto un aumento di oltre il 200%, rispetto alla caccia collettiva, il cui aumento è contenuto in poco meno del 40%.

All’attività venatoria è destinato il prelievo di circa il 74% dei capi, ossia 453.800 unità sulle 600.000 previste, orientando, di preferenza, il prelievo su femmine e piccoli.

Per la Regione Veneto, la quota di prelievo riguarda 13.400 capi, di cui 1.400 interessati da caccia in braccata, girata e a singolo, 4.000 destinati alla caccia di selezione e, infine, 8.000 a prelievo per il controllo.

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Alle Regioni è chiesto di adeguare i loro piani regionali, di programmare l’attività di caccia e di controllo in modo da raggiungere gli obiettivi fissati dal Piano nazionale e di intensificare le attività di controllo, anche nei fondi agricoli, oltre a costituire i Gruppi Operativi Territoriali (GOT).

Gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), con i Comprensori Alpini (CA) e gli Istituti di gestione privata, devono intensificare la caccia di selezione su tutto il territorio venabile, anche durante le stagioni sensibili.

A tutti gli attori è chiesto di realizzare specifici corsi di formazione e specializzazione per i cacciatori, per gli operatori ed i cani coinvolti in attività di girata e prelievo con mute ridotte.

Ai GOT è demandata la definizione degli indicatori quantitativi del raggiungimento dei risultati previsti, nonché l’elaborazione della ripartizione del piano di prelievo.

Infine, le Regioni sono chiamate ad attivare filiere regionali per la commercializzazione della carne, prevedendo appositi centri di raccolta/sosta e centri di lavorazione, oltre a poter devolvere a fini caritatevoli e benefici i capi prelevati.

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Tra le indicazioni tecniche previste per l’attuazione del Piano nazionale, è espressamente previsto che:

  • le aree urbanizzate, i siti storico-archeologici ed i centri abitati siano aree non vocate alla presenza di cinghiali, con conseguente rimozione di tutti gli esemplari presenti;
  • le aree ricomprese in un raggio di 15 km dai distretti suinicoli di maggiore rilevanza siano aree da considerare non vocate alla presenza di cinghiali, con conseguente rimozione di tutti i capi presenti.

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Infine, per le c.d. Zone di Restrizione, il Piano nazionale prevede sei Azioni Strategiche per l’elaborazione dei Piano di Eradicazione della PSA:

  1. affidamento della ricerca attiva alle Autorità Competenti Locali, con particolare riferimento alle carcasse;
  2. depopolamento del cinghiale tramite cattura e abbattimento, in completa biosicurezza al fine di creare il vuoto sanitario;
  3. applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini, mediante l’installazione di bio-barriere, l’apertura di punti di macellazione designati, nonché attività di formazione ed informazione;
  4. installazione di barriere fisiche che delimitino la zona infetta e limitino la circolazione degli animali potenzialmente infetti;
  5. corretta gestione dei rifiuti;
  6. sviluppo di metodi alternativi di contenimento della specie.

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Ricordiamo che il piano accoglie tutte quelle misure che da anni Confagricoltura sostiene e spende nel territorio e che l’ha vista protagonista anche nell’organizzazione di manifestazioni.